Milo De Angelis “Tutte le poesie 1969-2015” – “La parola data”.

“Somiglianze”, il primo libro di Milo De Angelis, esce nel 1976. Il poeta milanese ha solo 25 anni ma quella raccolta colpisce subito per la sua intensità e originalità, tanto da diventare un modello per le generazioni successive. Sono passati circa quarant’anni da quel folgorante esordio e nel frattempo De Angelis ha pubblicato altre sette raccolte, l’ultima “Incontri e agguati” nel 2015, che lo hanno reso uno dei protagonisti indiscussi della poesia contemporanea. Ne sono testimonianza due libri che attraversano, in modo diverso, il suo percorso poetico: il primo, intitolato “Tutte le poesie 1969-2015” (Mondadori, pagg. 442), comprende tutte le raccolte finora pubblicate, più una sezione di inediti giovanili e un’autoriflessione sulla poesia; il secondo, “La parola data. Interviste 2008-2016” (Mimesis, pagg. 176), raccoglie 17 interviste ed un dvd con un video dal titolo “Sulla punta di una matita”, che permettono di capire meglio il suo pensiero e la sua produzione poetica.

Dalle interviste emerge l’immagine di un uomo il cui rapporto con la poesia è sempre stato assoluto e totalizzante. Per lui la poesia è una via privilegiata ed esclusiva per pensare il mondo. Non a caso De Angelis afferma di non riuscire a concepire nulla che preceda la parola. “L’immediato stesso è una parola”.Leggendo le varie raccolte, risulta evidente il ricorrere ossessivo di pochi temi come la giovinezza, la morte, l’angoscia, l’amore, il gesto atletico, il dialogo con le ombre, la città, che in genere coincide con la periferia milanese, senza che questo faccia mai pensare ad una poesia ripetitiva e monotona. De Angelis stesso si definisce un poeta di lago, concentrico, che ritorna costantemente sugli stessi nuclei tematici.Quanto allo stile, si nota un’intima coerenza che attraversa tutta la sua opera, anche se negli ultimi libri si fa strada una maggiore apertura. Innanzitutto, leggere le poesie di De Angelis significa fare i conti con una parola che proviene da luoghi sepolti e profondissimi e che per giungere alla luce ha dovuto compiere un lungo cammino nel sangue, pieno di ostacoli e sbarramenti; questo percorso così accidentato imprime una potenza e una densità straordinarie ai suoi versi. La sua è sempre stata una scrittura intimamente tragica, trafitta, lacerata, ellittica, che procede per strappi, per fotogrammi, per frammenti legati tra loro da vertiginosi salti logici che non sono però mai arbitrari. Nello stesso tempo colpisce il bisogno di esattezza e di precisione che dà ai suoi versi un rigore allucinato ed insonne. Come scrive Stefano Verdino nella postfazione alla raccolta di tutte le poesie, il grande fascino dei suoi testi sta nella “sfasatura tra la nitidezza del dettaglio e l’apertura visionaria”.Per molto tempo l’opera di De Angelis è stata collocata in modo sbrigativo ed errato in una linea orfica o neo-orfica, soprattutto a causa dell’oscurità di molti suoi versi. In realtà la sua poesia rifiuta qualsiasi esoterismo e rimane sempre ancorata ad un irrinunciabile qui, ad un vissuto sanguinante e concreto. Questo non significa che essa non abbia un altissimo valore conoscitivo. Come dice lo stesso De Angelis, infatti, essa rappresenta una forma di conoscenza legata allo svelamento, che consente al nostro sapere di andare oltre sé stesso, “in quanto rivela qualcosa che già c’era prima di noi ma che noi possiamo vedere solo attraverso una parola nuova, solo attraverso l’invenzione della parola”.


Milo De Angelis è nato nel 1951 a Milano, dove insegna in un carcere di massima sicurezza. Ha pubblicato Somiglianze (1976); Millimetri (1983); Terra del viso (1985); Distante un padre (1989); Biografia sommaria (1999); Tema dell’addio (2005); Quell’andarsene nel buio dei cortili (2010); Incontri e agguati (2015). Ha scritto il racconto La corsa dei mantelli (1979, 2011) e un volume di saggi (Poesia e destino, 1982). Ha tradotto dal francese e dalle lingue classiche

Questa recensione riguardante due libri di Milo De Angelis, che considero uno dei maggiori poeti contemporanei, non solo italiani, è uscita sul Giornale di Vicenza il 31 dicembre 2017.